venerdì 16 febbraio 2007

Ma io vi dico...

Se qualcuno mi fa una proposta e io gli rispondo picche, è diritto di quel qualcuno chiedermi perché io sono contrario. Chi ha fatto le elementari quando ancora si imparava a leggere e a scrivere, sa che ogni titolo di tema finiva sempre con la stessa domanda: "perché?" ("Ti piace lo zoo? Perché?" "Hai paura del buio? Perché?" e poi, qualche anno dopo, "Secondo te Manzoni nella conversione dell'Innominato tesse un'apologia della provvidenza? Perché?").


Chiedere il perché delle cose dovrebbe essere una delle cose più logiche nella vita, ma per un arcano motivo noi non lo facciamo.
Il Vaticano ha iniziato un'offensiva mediatica notevole per cercare di influenzare il parlamento italiano chiamato a decidere sui Dico. Il papa stesso si è mosso in un terreno che di solito è il campo di gioco di Ruini. Nessuno ha chiesto il perché. Hanno detto: la Chiesa è contraria a queste forme di convivenza che minacciano il matrimonio cristiano. Nessuno ha chiesto: "D'accordo, ma perché?"


Sia che si tratti di conviventi eterosessuali, sia che si tratti di una coppia omosessuale, la Chiesa è contraria, ma perché?
In realtà la Chiesa lo ha già spiegato, nel suo catechismo. Andiamo allora a leggere i motivi di questa opposizione furibonda. Cosa dice il catechismo sulla omosessualità? Dice una cosa bellissima: gli omosessuali "devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione" [§2358]. Però poi aggiunge: "Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione." [ibid.] Gesù, però, insegna che il cristiano deve sforzarsi di aiutare il prossimo, anzi amarlo come se stesso. Invece di aiutare, la Chiesa impone agli omosessuali la croce, la sofferenza, la negazione della felicità. Il vangelo ci dice che nel giorno del giudizio, a cui la Chiesa crede fermamente, verremo giudicati sulla base dell'aiuto che abbiamo dato ai bisognosi [cfr. Mt. 25, 31-46]. Gesù non parla di uomini, donne, gay, ermafroditi, circoncisi o altro, ma parla di chi aveva fame, di chi aveva sete, di chi era malato, solo, nudo, forestiero. Ci sono nel vangelo due figure che ricordano molto da vicino questo modo di fare della Chiesa: sono il sacerdote e il levita che vedono l'uomoo assalito dai briganti al lato della strada e passano oltre. Come loro la Chiesa riconosce che un apersona ha bisogno, ma passa oltre, lasciando ai samaritani (che nel vangelo sono sempre i peccatori, i pagani, i senza Dio) il compito di aiutare i bisognosi, quello a cui Gesù ha chiamato chi crede in lui.


A questo proposito è interessante notare che in tutto il catechismo della Santa Chiesa Cattolica Romana, nei paragrafi dedicati alla sessualità, non si porta mai neanche un passo del vangelo. Perché? Semplicemente perché Gesù di questo tema non ha mai parlato. Il paragrafo 2357 afferma: "Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, [cfr. Gen 19,1-29; Rm 1,24-27; 1Cor 6,10; 1Tm 1,10 ] la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati” [Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 8]. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati." Secondo qeusto paragrafo, la legge naturale è per la Chiesa legge di Dio e gli atti di omosessualità sono contrari alla legge naturale, quindi contrari a Dio. In questo paragrafo ci sono due ordini di problemi: non è l'omosessulità in sé che non può essere approvata, ma solo "gli atti omosessuali". Cioè l'omosessualità è peccato solo quando è manifesta. Qui gli omosessuali vengono trattati meglio degli eterosessuali, per i quali vale il detto di Gesù: "chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" [Mt. 5,28]. Esiste quindi per la chiesa una disparità di giudizio. L'altro problema di questo paragrafo è la definizione di legge di natura. Essa è, per la Chiesa, legge di Dio. Ma Gesù, parte della Trinità, non ha mai parlato di omosessualità. In base a cosa si considera di ispirazione divina una cosa che, stando ai vangeli, non è mai uscita dalla bocca del Dio sceso in terra? Si obietterà che tutta la Bibbia è parola di Dio e infatti la Chiesa si rifà ad altri passaggi del vecchio e del nuovo testamento in cui l'omosessualità è condannata. Vediamoli.


Il primo è il racconto della distruzione di Sodoma. I sodomiti, venuti a sapere che Lot nascondeva in casa due ragazzi, vanno da lui e gli intimano di consegnare loro i forestieri: "Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!" [Gen. 19,5] Anche senza aver letto la Genesi sappiamo quale fine ha fatto Sodoma con i suoi abitanti. La Chiesa quindi loda Lot, che fece di tutto per proteggere i due uomini nascosti in casa sua e far tornare i sodomiti sui loro passi. L'espressione "fece di tutto" è quanto mai azzeccata, perché Lot si spinse addirittura a proporre un baratto con le proprie figlie: "No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto" [Gen. 19,7-8]. Ma non è finita qui. Scampato alla distruzione di Sodoma e Gomorra, Lot va a vivere in una caverna, dove, unendosi carnalmente con le sue due figlie, diventa padre di Moab e Ammon [cfr. Gen. 19,30-38]. Dio ha distrutto Sodoma e Gomorra, quindi, così argomenta la Chiesa, Dio ripudia l'omosessualità. Ma Dio non ha distrutto Lot, che avrebbe dato le figlie in pasto a dei violentatori e che poi ha avuto un rapporto incestuoso con loro. La Chiesa però non dice che il comportamento di Lot è esemplare. Perché? Se, come si sente spesso, si dice che la Bibbia va letta nel contesto in cui è nata, e che non tutto va preso alla lettera, allora bisogna spiegare perché qualcosa viene interpretato più letteralmente di qualcos'altro Ricorda un po' il detto: "la giustizia è uguale per tutti. Ma per qualcuno è più uguale di altri."
Passiamo ai passaggi neotestamentari, che, sarà un caso, sono tutti tratti dalle lettere di Paolo, il primo che ha inculcato nei credenti il valore e il primato della castità (Gesù, ancora una volta, non ne parla e i discepoli, in gran parte, erano sposati, ma questo sarebbe un discorso che ci porterebbe troppo lontano). Paolo dice: "O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio." [1Cor. 6,10] Seguendolo nel suo elenco, la Chiesa attesta a Paolo un'autorità in materia che è addirittura superiore a quella di Cristo, il quale, nel discorso della montagna, aveva parlato in positivo (beati i puri di spirito, beati gli umili, beati i costruttori di pace... perché di essi è il regno dei cieli) e non aveva fatto distinzioni sessuali. Paolo, invece, parla in negativo (maledetti gli ingiusti, gli immorali, gli adulteri, i sodomiti... perché non erediteranno il regno dei cieli). Anche ammesso che la parola di Paolo sia più importante di quella di Gesù, perché è importante in questo passaggio o nei due altri che cita il catechismo (Rm. 1,24-27 e 1Tm. 1,10), ma non in altri, ad esempio in "Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto" [Ef. 5,22-24]? Perché la parola di Paolo in alcuni casi vale più di quella di Cristo e in altri invece no? Ci sono, per tornare al già citato modo di dire, parole di Paolo che sono più uguali di altre?


Ma continuiamo ad ammettere che Paolo abbia ragione. In questo caso la Chiesa, dal canto suo fa bene a mettere in guardia contro il male dell'omosessualità, perché esclude dalla pienezza della vita eterna. Però allora perché la Chiesa non segue l'elenco di Paolo fino in fondo? Non solo gli omosessuali, dice Paolo, ma anche gli ingiusti, gli immorali, gli idolatri, gli adulteri, i ladri, gli avari, gli ubriaconi, i maldicenti e i rapaci saranno esclusi dal regno dei cieli. Perché la Chiesa Cattolica Romana scatena questo putiferio sui Dico, ma va a nozze (è proprio il caso di dirlo) con tutti gli altri? Perché se la prende con gli omosessuali, ma fa affari con la Sodexho (vedi Giubileo del 2000), legata al mondo delle armi e accusata di comportamenti razzisti e antisindacali? Perché punta il dico contro gli omosessauli e nasconde il fatto che dalla sua Banca, lo IOR, è passata la madre delle tangenti di Tangentopoli? Perché non perdona gli omosessauli e si mostra invece magnanima con i tanti (e sono veramente tanti), che per non rovinare il nome di famiglia si pagano l'annullamento del matrimonio presso la Sacra Rota e dopo poco sono di nuovo pronti a portare la prossima o il prossimo all'altare? Perché allontanano gli omosessuali e abbracciano invece i Geronzi, una figura di banchiere almeno molto dubbia, a capo di una banca che guadagna milioni di euro nel traffico di armi [cfr. http://unimondo.oneworld.net/article/view/133550/1/]? Perché?


Il popolo ebraico aveva vissuto per millenni secondo la legge di Mosè. Gesù è venuto per farci superare quella legge e ci ha portati dal vecchio al nuovo testamento, dalla vita vecchia, legata alla giustizia dell'"occhio per occhio dente per dente", alla giustizia del "non fare agli altri quello che non vuoi che sia fatto a te". Gesù è venuto a cancellare i dieci comandamenti per darne al mondo uno nuovo: amare il prossimo come se stessi. La Chiesa, sul tema dell'omosessualità, si dimostra più legata alla legge di Mosè che a quella di Gesù. E mai come in questi giorni suona beffardo il richiamo del Cristo: "Avete inteso che fu detto... ma io vi DICO..."

2 commenti:

Unknown ha detto...

E' falso che "Gesù è venuto a cancellare i comandamenti del Vecchio Testamento", ed è lui stesso a dirlo, che non è quello il suo scopo (Matteo 5,17-20). Peccato, da parte di un post che mi è piaciuto proprio perchè esige correttezza filologica dal Catechismo e si chiede il "perchè" di certi stravolgimenti ed omissioni delle Scritture...

Chico ha detto...

Grazie dell'osservazione. Cancellare forse non è il termine giusto. Meglio il verbo "superare". Sono tanti i passaggi in cui Gesù rifacendosi a passi dell'antico testamento dice "Avete inteso che fu detto... Ma io vi dico...".