giovedì 1 febbraio 2007

Mia [a]dorata Veronica

Mia adorata Veronica,
capisco che tu ti sia alterata per le stupidate che mi sono uscite di bocca. Purtroppo uno sciopero indetto da quei quattro neuroni comunisti che ho assunto per farmi funzionare il cervello blocca da anni il regolare svolgimento delle due sinapsi giornaliere che ho messo in palinsesto. Pensa che per scriverti questa mia lettera di scuse ho dovuto inviare il fido Bondi a concordare una tregua con i sindacati bolschevichi. Consigliato da Taormina, che stranamente sta a Cogne e non in Sicilia, ho deciso comunque di fare causa agli organizzatori di quella che considero l'ennesima trappola delle toghe rosse organizzata con l'unico intento di spargere infamanti diffamazioni (ma infamano o diffamano?) sul conto di una persona che ha scelto di dedicare la propria vita al bene del Paese. Il processo mi costerà un patrimonio, ma almeno forse mi salvo il matrimonio (guarda un po' quanti soldi di differenza fanno due lettere).
Mia dolce Veronica, mi sono risolto a scriverti una lettera quando avrei potuto fare un proclama a reti unificate, ma l'ho fatto sperando che tu sappia quanto sono importanti, nella mia vita, le lettere (in particolare la lettera P: Previti, Prescrizione, Processi, P2, Pubblicità, Porto Cervo, Palermo, Pizza&mandolino, PSI, Poltrona, mio fratello Paolo-Parafulmine, Putin e, last but not least, appunto, il Patrimonio). Se ti mando ora questa MissIva non devi perciò pensare che voglia in realtà scrivere alla signora Zanicchi, che sicuramente sarebbe più adatta della signorina Carfagna al mio cuore matto, o della signorina Yespica, che con lei voglio vedere chi riesce a farci una marcia trionfale. No, ti chiedo solo di accettare le scuse di un uomo pentito. Ebbene sì, mi sono pentito. L'ho fatto perché, come dice Taormina, ai pentiti bisogna riconoscere uno sconto di pena e io spero così di riparare al danno fatto. Se questa lettera di un confesso adultero in spe non mi risparmierà il tuo insulto, pazienza. Grazie a San Clemente c'è sempre l'indulto.
Tuo per sempre (essendo io immor[t]ale)
Silvio

P.S.: Signora Lario, sono lo scrivano che ha testé vergato questo foglio con i pensieri del Suo commacerato (cioè salvato sempre da un qualche comma e da un po' di cera) consorte. Visto il successo della Sua encomiabile iniziativa Le chiedo umilmente di fare al di Lei Consorte (sarà il nome che porta male, vero on. Fassino?) un cazziatone anche a nome del popolo italiano: prima che a lei, mi perdoni, le scuse le deve a tutti noi.

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