domenica 7 ottobre 2007

Informazione in Italia: Sabina Guzzanti risponde al TG1 di Riotta

Su Youtube la risposta della comica alle accuse dopo Anno Zero


Sabina Guzzanti ha lanciato pesanti accuse durante la sua ultima partecipazione alla trasmissione televisiva di Santoro, "Anno zero", volte soprattutto a mostrare come il TG1 di Gianni Riotta, soprattutto in occasione del V-Day organizzato da Beppe Grillo lo scorso 8 settembre, sia venuto meno al suo compito di fare informazione.


Qui il video di risposta di Sabina Guzzanti alle critiche ricevute da Riotta e dall'USIGRAI, il sindacato dei giornalisti RAI:


sabato 6 ottobre 2007

222000 dollari di multa perche ha scaricato 24 canzoni? Falso!

Come la stampa italiana non fa informazione


Quasi tutta la stampa italiana ha ripreso la notizia secondo cui una trentenne americana è stata condannata da un tribunale statunitense a pagare la cifra record di 222.000 dollari per aver "scaricato" 24 canzoni. In realtà, come invece riporta correttamente ad esempio la Süddeutsche Zeitung, la condanna è avvenuta perché la signora non è stata in grado di dimostrare che non ha svolto ruolo attivo nella messa in comune di 24 titoli protetti da copyright. Jessie Thomas, la donna condannata, ha usato Kazaa per scaricare canzoni e a quanto sembra sul suo computer sono stati trovati oltre 1700 brani, di cui 24 sono stati effettivamente messi a disposizione di altri utenti.


La differenza tra la versione data dalla stampa italiana e quella iinternazionale è significativa, visto che, come lascia intendere la sentenza, non si è potuto multare la donna per tutte le canzoni da lei scaricate illegalmente.


Più che la notizia in sé, vorrei soffermarmi sul modo di fare informazione della stampa italiana, che in questo caso ha mostrato incompetenza, se non addirittura un atteggiamento di supina sottomissione alla causa delle Major. La stampa generica ha dato senza esclusione una rappresentazione errata del caso, seguita dalla cosiddetta stampa specialistica, con l'eclusione di Punto Informatico, che sembra essersi preso un po' più di tempo per analizzare i dispacci di agenzie e per ricostruire il vero andamento dei fatti.
Che fosse voluto o meno, l'effetto ottenuto dal modo in cui i media italiani hanno riportato la notizia è stato quello di creare nei lettori, specie se meno esperti in materia, la paura che anche chi scarica pochi file può venire multato e che le Major musicali, prima o poi, scoveranno anche loro. Questo è, stando ai fatti, sbagliato, fuorviante e menzognero.


Qui un elenco veloce (sicuramente non esaustivo) di fonti che hanno riportato la notizia. A voi il compito di stabilire se hanno fatto il loro dovere:


Qui, invece, alcuni link a fonti estere:



Se avete altri link fatemeli sapere, li aggiungo volentieri...


[Update del 06 ottobre ore 19:10]

Ad un mio commento così risponde Federico Cella di Corriere.it:


"Breve" risposta a Chico (e a Socal) che lamentano come la notizia riportata sia imprecisa. Sono andato a vedere gli atti del processo (li trovate su recordingindustryvspeople.blogspot.com). Da un lato quindi confermo come le canzoni imputate alla Thomas fossero tutte le 1.702 trovate nella sua cartella condivisa con gli altri utenti di Kazaa (cartella individuata tramite l'indirizzo ip che corrispondeva all'utente tereastarr@KaZaA, poi identificato come Jammie Thomas). Dall'altro lato leggo nel memorandum dell'accusa come venisse imputato alla Thomas "la mancanza di autorizzazione a copiare (downloadare) o distribuire le canzoni in oggetto". Dunque la causa è stata intentata per tutte e due le azioni - scaricare e mettere a disposizione degli altri utenti -, considerate parimenti illegali e sullo stesso piano. Questo anche perché, come si evince dagli atti stessi del processo, in un ambiente p2p il download e la possibilità di upload ad altri sono intimamente legati, anzi sono proprio il tratto specifico di questo tipo di reti.

giovedì 4 ottobre 2007

Free Burma!


Free Burma!