lunedì 20 novembre 2006

Ciao nonna

Cara nonna, scusa se arrivo tardi. Ti scrivo da lontano, da un posto perso tra le pieghe dei ricordi, dove le immagini di quello che siamo stati assumono tutte una nostalgica patina giallina.


Sono venuto a cercarti qui, dopo un lungo viaggio, ma tu non ci sei. È chiaro, qui, in questo angolo di memoria, rivive il nostro passato, e tu sei nel nostro presente. Quando ci siamo visti la penultima volta era freddo, ricordi? Era il freddo dell'inverno che giunge alla fine di un cammino. Io ti ho salutato e ti ho dato un bacio. E tu mi hai detto sorridendo (e in quel sorriso appena accennato hai condensato lo sforzo di una vita): "Mi devi trattare bene, perché sono l'unica nonna che ti è rimasta". Ed è proprio così. Ho solo te come nonna.


E siccome non voglio perderti, lascia che ti porti con me. Nei miei tentativi maldestri di tirare la sfoglia di improbabili tortelli, nel mio entrare silenzioso in chiesa e prendere posto in fondo, nel mio essere riservato e nel mio non voler disturbare: in tutti questi momenti tu sei con me, in me. Nell'andare incontro alle curve ripide di questa vita con la semplicità di chi sa stringere i denti, con la cocciutaggine di chi ha radici montanare: tu sei con me. Nel mio voler essere sempre un po' selvatico, difficile da addomesticare: lì sei con me.


Non so perché, ma sono venuto a cercarti nella cesta dei ricordi, quando sapevo benissimo che non ti avrei trovato. Perché tu sei là, dove si mette il bene degli altri davanti al proprio, dove si innaffia la terra con il sudore, dove pellegrini spaesati si riposano all'ombra della fede dei semplici, dove la riconoscenza è per sempre, dove l'orgoglio è sano e l'offesa dura lo spazio di un battito d'ali.


Qui, in questa soffitta del cuore, c'è solo una foto di noi due. È una delle prima che abbiamo fatto, sai? Guarda, è una foto di un giorno d'inverno, un giorno di freddo e di neve. È una foto che, a differenza delle tante altre di questo scatolone, ha conservato il colore. È il colore caldo della vita perché ci siamo io e te, lì al telefono, e tu mi dici che mi è appena nato un fratellino. è una foto di venticinque anni fa. E casualmente questa foto è stata fatta in un giorno simile a quello del nostro ultimo incontro, lì tra le prime pieghe dormienti dell'appennino, nel freddo di quella stanza, nell'abbraccio di quel mio ultimo sguardo che ti diceva "arrivederci".


Cara nonna, scusa se arrivo tardi. Ci siamo dati appuntamento e io ho perso l'aereo. Volevo venire a trovarti, ma quando sono arrivato - il giorno dopo quell'appuntamento che avevamo concordato - tu su quel letto non c'eri più. Ti eri alzata, perché una come te non è capace di stare ferma troppo a lungo. Perché una donna come te è fatta per andare. Ti sei alzata e ti sei incamminata verso il nonno. Lui, che andava più piano, è partito prima. Tu, che hai sempre avuto le gambe veloci, gli hai lasciato un po' di vantaggio. Così forse, arriverete insieme.


Ciao nonna!