venerdì 19 gennaio 2007

Per un trafiletto in prima pagina

Vorrei riprendere una polemica vecchia e avanzare una proposta (forse) nuova; per far questo parto dalla strage di Erba: perché tanto spazio sui giornali e in televisione? Fatto cruento, concordo. Brutta storia, non ci sono dubbi. Ma trattasi di caso isolato, di azione di due pazzi (che come tali magari neanche si beccheranno la giusta pena). Giusto darne notizia e giusto indignarsi... Ma per un mese intero? Quante stragi simili ci sono in giro per l'Italia, ogni santissimo giorno che Dio mette in terra? E quante di queste finiscono in prima pagina e ci restano per settimane? Così a sentimento direi quelle che riguardano i bambini (Cogne docet), perché fanno più audience. Ma queste atrocità hanno appunto, alla base, degenerazioni di singoli e non sono rappresentative di una situazione generale (o vogliamo dire che gli "erbigiani" sono tutti assassini?).

Ci sono invece notizie che meriterebbero quest'attenzione dei giornali, della stampa, della televisione, dell'opinione publica in generale perché riguardano non delle degenerazionii di singole menti malate, ma di un'intero sistema-società. Su queste bisognerebbe essere sempre attenti, avere sempre l'obiettivo della telecamera e la punta della penna puntati come un'arma, perché quello che non finisce in prima pagina o nei titoli di testa del TG1 in questo nostro mondo mediatico, purtroppo, finisce per non esistere, condizione necessaria per continuare a prosperare. Parlo ad esempio della situazione di Napoli, o del doping nello sport, o della corruzione pubblica, o ancora della malasanità. Qui la cancrena è diventata sistema e si è sostituita all'organo sano. Come per i tumori, la cura non può prescindere da una monitorazione continua.

Perché allora i media non aprono un osservatorio su alcuni argomenti cruciali per il nostro Paese in cui si impegnano a seguire, denunciare, scoprire e svelare questi problemi, garantendo loro visibilità costante? Alla denuncia devono però seguire il monitoraggio e la presenza mediatica continua. A fronte di domande urgenti vale un posto in prima pagina anche la notizia: "Sono passati quattro mesi senza risposte". E nell'edizione successiva: "... quattro mesi e un giorno". Si perderà forse qualche lettore col gusto del morboso, ma sarebbe un martirio giornalistico per il bene di tuttti.

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